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07/01/2007
Parrocchie di Ballabio
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SAN LORENZO E B.V.ASSUNTA VERSO L'UNITÀ PASTORALE
Nell' Unità Pastorale anche i Piani Resinelli e Morterone ?
Autore : Don Achille Gumier

Carissimi tutti, sono passate le belle feste natalizie che ci hanno visto ringraziare il Signore per tutti i suoi doni e particolarmente per il suo Figlio Gesù fatto uno di noi, ed ora riprende il cammino normale della nostra vita e delle nostre comunità.
Come la stella ha segnato il cammino dei Magi, così la vicinanza delle nostre comunità, le indicazioni dell’Arcivescovo all’intera diocesi per quanto riguarda la pastorale d’insieme, i suggerimenti del Vicario episcopale per la sua attuazione, sono chiari segni del cammino che abbiamo davanti a noi, cammino peraltro già iniziato. Arriveremo presto ad istituire ufficialmente l’Unità Pastorale di Ballabio in preparazione alla Comunità pastorale che sarà ancora più ampia.
Proprio in vista di questo cammino vi offro alcune riflessioni che l’Arcivescovo ha proposto a tutta la diocesi il Giovedì Santo; ci aiuteranno a comprendere bene il valore ed il contenuto di alcune espressioni che potrebbero restare tali se manca una loro concreta attualizzazione. Buona lettura e buon anno ancora!…

(Dall’omelia per la S. Messa crismale dell’Arcivescovo)
Una presenza nel territorio attenta ai segni dei tempi.
Un primo principio riguarda il rapporto tra la Chiesa e il territorio, proprio a partire e in riferimento alla missione di annunciare Gesù e il suo Vangelo.
Infatti, la missione di una Chiesa locale è certamente quella di abitare come “straniera e pellegrina" il luogo in cui vive (cfr. 1 Pietro 2, 11), ma con quel preciso modo di ascoltare, parlare e agire che ripropone lo stile di vita di Gesù, prendendosi cura delle folle perché non siano come pecore senza pastore (cfr. Matteo 9, 36). La comunità cristiana, dunque, ha il dovere di mettersi in ascolto della voce dello Spirito che – col variare dei tempi, delle condizioni di vita e delle risorse e forze a disposizione – risuona anche attraverso le specifiche e concrete caratteristiche del territorio con cui è compenetrata: si potranno così definire le modalità più adatte della presenza e azione missionaria di ogni comunità locale.
È evidente che questo discernimento pastorale impegna anzitutto a operare con maggiore determinazione per realizzare quel rinnovamento pastorale della parrocchia che il nostro Sinodo 47° ha individuato secondo tre direzioni tra loro complementari: la parrocchia come luogo della pastorale ordinaria, come luogo della corresponsabilità pastorale, come luogo della dinamica missionaria.
Lo stesso Sinodo ha anche ribadito con forza che «la pastorale d′insieme è esigenza connaturata con la Chiesa, quale realtà di comunione, e a tutta la sua missione e azione evangelizzatrice» e che, pertanto, il riferimento prioritario alle parrocchie non deve portarle a forme di chiusura e di isolamento, quanto piuttosto spingerle a realizzare tra loro modalità di integrazione organizzativa, di condivisione di risorse e di strutture, di ministerialità condivisa, perché sia possibile un′azione pastorale che corrisponda alle necessità obiettive della missione in un determinato territorio.
In questa medesima ottica, è necessario essere attenti alla diversa configurazione e alle molteplici tipologie delle parrocchie presenti nel territorio di una Diocesi vasta e articolata come la nostra. E tutto ciò lo dobbiamo fare con quella saggia e coraggiosa duttilità che ci deve condurre a individuare le forme concretamente più adatte, di situazione in situazione, per far crescere sempre più una vera e propria "pastorale d′insieme".

In qualche caso, questo potrà comportare anche il coraggio, che già il Sinodo 47° prospettava, di ridefinire i confini o di rivedere la attuale distinzione di alcune parrocchie. Più generalmente, richiederà di proseguire con maggiore determinazione sulla strada già intrapresa delle "unità pastorali", anche cercando vie nuove che siano in grado di imprimere, per l′oggi e per il futuro, una "conversione", cioè una svolta salutare, alla nostra pastorale.
È sempre la stessa duttilità a chiederci di individuare e mettere in atto quelle forme diversificate di "unità pastorale" che, di caso in caso, meglio corrispondono alle necessità locali, sempre considerate anche in prospettiva futura.

Tra queste forme, ce n′è una – da iniziare a sperimentare con oculatezza, ma anche con fiducia e con audacia evangeliche – che si presenta come particolarmente significativa e promettente – quasi esemplare per le altre –, perché intende realizzare in modo più pieno e intenso quella "pastorale d′insieme" che costituisce l′orizzonte e lo stile irrinunciabile di tutta la nostra azione ecclesiale e che, quindi, deve abbracciare ogni articolazione territoriale della Diocesi (zona, decanato, città e cittadine, aree omogenee, ...). Si tratta della "comunità pastorale", intesa come forma di "unità pastorale" tra più parrocchie affidate a una cura pastorale unitaria e chiamate a vivere un cammino condiviso e coordinato dí autentica comunione, attraverso la realizzazione di un concreto, preciso e forte progetto pastorale missionario.


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