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10/02/2006
Opinioni & Cultura
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LA VALSASSINA NON È PRONTA ALLA NUOVA LECCO–BALLABIO ?
Sindaci preoccupati sui rischi di una Valsassina “Periferia-dormitorio a buon mercato di Milano” ?
Autore : Piazza Giacomo

Se la Lecco – Ballabio fosse stata inaugurata 30 anni fa, si spargerebbero fiumi di inchiostro sui benefici economici (soprattutto turistici) di una Valsassina industrializzata, immersa nel verde, con le sue località montane pronte ad accogliere frotte di turisti e i valligiani attenti ad affittare le loro case ai milanesi ai prezzi migliori. Un po’ come si fece quando venne inaugurata la Superstrada 36 che si scrisse avrebbe portato da Milano ai Piani Resinelli (e in Valsassina) in mezzora tanti turisti che la località (e Ballabio) non sarebbero neppure riuscite ad accoglierli. Come sappiamo non andò così, cambiarono le situazioni sociali ed economiche che decretarono la decadenza dei Resinelli e la trasformazione residenziale di Ballabio.

All’inizio del terzo millennio sono un incognita i benefici sociali, culturali ed economici che la nuova strada porterebbe alla Valsassina. I vantaggi per ora sicuri sono quelli viabilistici che risolleveranno le sorti dei quartieri alti di Lecco e faciliteranno il transito delle merci da e per la valle.

La Valle si sente poco pronta ad affrontare un turismo tradizionale in crisi e trasformatosi negli ultimi anni nel tipo “mordi e fuggi” che porta tanta gente ma pochi vantaggi economici alle località frequentate, infatti ad un aumento di presenze soprattutto nei week-end, si contrappone il crescente numero di case ed appartamenti sfitti, ristoranti ed alberghi in crisi che il turismo “povero” non avvantaggia di certo. Sono sempre di più le piccole imprese artigianali che, non riuscendo a reggere il passo della “globalizzazione”, vengono chiuse o assorbite da più grosse generando una percepibile difficoltà economica. Insomma: l’imminente apertura sembra preoccupare non poco la gente ma anche gli operatori economici e sociali che l’hanno voluta: < Certo che se fosse stata aperta anni fa avrebbe fatto la fortuna di molti… > è il commento che si sente dire da più parti !

Sono gli stessi Sindaci a lanciare l’allarme sui rischi di una Valsassina “Periferia-dormitorio a buon mercato di Milano” che questa nuova strada, migliorando le comunicazioni con il milanese, potrebbe portare ad un aumento dei residenti in valle, un po’ come è successo negli anni tra Lecco e Ballabio con conseguenti rischio di perdita di identità sociale, culturale ed economica che si sono fino ad ora salvaguardati. Una “ballabietizzazione” della valle con conseguenti problemi di far vivere i paesi ai nuovi residenti, in realtà amministrative e sociali non pronte ad offrire servizi in spazi pubblici inesistenti o limitati in località pensate come turistiche, proprio come avviene a Ballabio.

Marconi Sindaco di Introbio (Giornale di Lecco del 6/2/2006): < Dobbiamo essere intelligenti e attenti ad offrire servizi sia al turista che hai residenti. Dobbiamo prepararci perché in Valsassina arriverà la “fuffa” (?! Ndr). Purtroppo la nostra zona potrebbe diventare terra di conquista , non lo dico solo io, lo dicono gli esperti del settore. …> Rincara Locatelli, Sindaco di Moggio: < Il rischio che i nostri paesi si trasformino in dormitori è alto. Dobbiamo farci tutti delle domande, la Valsassina non è ancora pronta per affrontare l’ apertura della nuova strada (! Ndr). Abbiamo perso molto tempo ed ora dobbiamo muoverci. … io penso che molto dipenda da quello che sappiamo offrire. … Quello che può essere un importante possibilità non deve diventare una mi minaccia. >

Una valle che teme la nuova strada, che ha paura di perdere la sua identità sociale e culturale che l’isolamento storico gli ha finora garantito, di “fare la fine di Ballabio” additato come “rischio da evitare” ?

Carlo Molteni Presidente della Comunità montana dichiara al “Giornale di Lecco” del 6 febbraio 2006: < Si sa che ormai Ballabio si può considerare interland di Lecco [ La Valsassina ndr ] è un alternativa comoda e tranquilla della città, Lecco si è espansa in varie direzioni, ora potrebbe toccare alla Valsassina, che ha prezzi accessibili rispetto ad altre. > Aggiunge Molteni: < Abbiamo come esempio Ballabio che si è sviluppato molto prima degli altri paesi. Se non è diventato “Cinisello” fino ad ora non lo diventerà più. Il rischio però è incombente. Credo che Cremeno e Maggio corrano questo pericolo. Dal punto di vista politico vigileremo affinché non accada >. La Valsassina dovrà dire addio come è successo per Ballabio alla sua vocazione turistica di “valle immersa nel verde” per trasformarsi in dependance turistica di Milano o “una sorta di dormitorio conveniente per persone che lavoreranno diversi km lontano” (dal Giornale di Lecco del 6/2/2006) ? Il dibattito è aperto anche perché le nuove costruzioni che si vedono sorgere da Pasturo a Primaluna orienterebbero l’osservatore verso un richiamo forte di nuovi abitanti a discapito degli spazi verdi e del turismo…

La nuova strada dal canto suo un nuovo record lo ha gìà battuto ancora prima di venire aperta: quello dei costi ! L’investimento complessivo dell’Anas per il raccordo Lecco-Ballabio, che si sviluppa complessivamente per 11,1 chilometri (di cui 8,5 km di asse principale e 2,6 km di svincoli), ammonta a 288 milioni di euro cioè 25,9 milioni di Euro al Km. Un vero record ! Da più parti in Valsassina ci si chiede se, in questa situazione economica e sociale, non sarebbe stato meglio investirli nella Valle tutti questi soldi, per migliorarne la ricettività turistica e a sostegno delle aziende e dell’ economia in difficoltà…

Un'altro segnale che mostra come sia complesso il rapporto tra le grandi opere e l’ ecologia e il loro impatto sull’ ecosistema è il WWF Sezione Lario Orientale a dircelo attraverso un comunicato rintracciabile su Merateonline: < Se la strada Lecco Ballabio porterà sollievo ad automobilisti e mezzi pesanti, chi si deve preoccupare ora sono le nostre montagne. Non si stanno facendo attendere le prime grandi manovre di cementificazione della fascia pedemontana che circonda Lecco. In un panorama già gravemente compromesso da vecchie e recenti edificazioni, dalla stessa strada Lecco-Ballabio, dalla zona estrattiva della Gnecchi-Donadoni, che hanno intaccato tutto l’anfiteatro montuoso sovrastante la città di Lecco, dovremo ora digerire un ennesimo pugno nello stomaco che sarà procurato dalla realizzazione del piano di lottizzazione dell’area di Falghera-Movedo.Ventitre villette a schiera, accompagnate dalle necessarie opere stradali di servizio e relativi parcheggi, si sostituiranno a una delle ultime aree verdi con terrazzamenti e boschi che si sono ancora conservati sulla principale collina che sovrasta Lecco. Crediamo miope svendere in maniera spiccia 18.000 metri quadrati di verde in una zona che rappresenta la località storica per quello che riguarda il verde delle colline lecchesi. Preferiremmo che la cintura di raccordo tra la città e la montagna fosse un morbido profilo di prati e freschi boschi di carpini e castagni, piuttosto che una scacchiera disordinata di case ed asfalto. Con questo pressante consumo del territorio collinare della città di Lecco, si è imboccata una via che ci sta tragicamente portando alla irreversibile perdita delle caratteristiche paesaggistiche, microclimatiche e vegetazionali della fascia pedemontana di Lecco. Il nostro patrimonio ambientale sta per essere definitivamente svenduto al migliore immobiliarista, sotto la spinta della nuova strada Lecco-Ballabio di imminente apertura, ed al prezzo della qualità della vita per tutta la cittadinanza. >

Anche questa “grande opera”, come tutte le grandi opere che dovrebbero “proiettare” l’Italia nel terzo millennio, rappresentano quel “progresso che non si può fermare”. Come se il progresso fosse per forza una locomotiva in discesa e senza freni. Purtroppo l'unica cosa che non è stata ancora toccata dal progresso è l'idea di progresso. Sono in aumento i cittadini che sono stufi di immaginare il progresso come formato da macchine rombanti e sferraglianti, sempre più grosse, sempre più potenti che circolano attraverso montagne di cemento spacciate per città. Se vogliamo continuare a credere nel progresso, dobbiamo far progredire anche l'idea di progresso. [ cfr Blog di Beppe Grillo ]

Forse è giunta ormai l’ ora di tracciare un limite netto al diritto dell'uomo di imporre modifiche definitive all'ambiente che lo circonda, specie se queste hanno un impatto elevato e, in ultima analisi, danneggiano anche la razza umana e la storia/identità di un territorio.

Non dimentichiamo che è l’uomo ad appartenere alla terra e non viceversa e che tutto ciò che accade alla terra accade all’ uomo ! In altre parole chi si prende la responsabilità di cambiare qualcosa che la storia naturale ci presenta in un certo modo ? Chi decide che i nostri figli e nipoti dovranno accettare determinate opere e le loro conseguenze ? Quale giustizia intergenerazionale ci manderebbe assolti dall'aver modificato per sempre uno spazio naturale, storico e mitologico che poteva essere goduto anche dai nostri discendenti così come era pervenuto a noi ? Sono passati i tempi in cui le grandi opere erano dettate da bisogni reali e gli uomini erano ancora in pochi a vivere in ecosistemi sostanzialmente sani ed equilibrati.

Febbraio 2006
Bibliografia:
Il Giornale di Lecco del 6 Febbraio 2006
Il Blog di Beppe Grillo sul Progresso locomotiva…
AdnKronos - Anas sui costi della nuova Lecco – Ballabio
Vari forum sull’ impatto ambientale delle grandi opere


[ La Lecco - Ballabio vista dalla strada di Morterone ]

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