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12/06/2003
Opinioni & Cultura
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L' ORATORIO È DI TUTTI, MA NON È APERTO A TUTTI !
L' Oratorio è l' esperessione di una Parrocchia "viva".
Autore : Piazza Giacomo

La frase : può suscitare in molti qualche perplessità, invece racchiude il significato stesso dell' azione educativa di una Parrocchia viva, capace di esprimere al meglio il proprio insegnamento morale e religioso.
L' Oratorio è aperto a tutti quei genitori che intendono dare al proprio figlio un educazione alla Fede attraverso l' azione di educatori cristiani. Quindi non è aperto a chi non partecipa alla vita della Parrocchia, a chi non crede, a chi non fa partecipare il proprio figlio al gruppo adolescenti e giovani, o fa partecipare in modo approssimativo il proprio figlio al catechismo, affermando che i sacramenti sono "una tradizione".
L' esigenza di "Oratorio" chissà perché si manifesta soprattutto in estate, quando il genitore che lavora, vuole trovare un "parcheggio sicuro" per il figlio che non sa dove mandare. Bisogna stare attenti a non trasformare un luogo educativo in una "piazza" aperta a bambini e ragazzi che durante tutto l' anno stanno ben lontani da questo luogo.
Figura centrale di un Oratorio che funziona, è l' educatore che deve essere espressione della realtà adolescenziale e giovanile della Parrocchia che ne manifesta anche la vitalità. Il ricorso ad altre legittime "figure educative" quali gli educatori professionisti per mascherare lacune nell' azione pastorale, per non "avere problemi" e per offrire ai ragazzi "un luogo dove stare" e soprattutto utilizzare il nome di "Oratorio", è pericoloso e può creare confusione nei fedeli. L' educatore stipendiato o non opportunamente preparato, magari anche laureato in materie sociali ed educative, non può dare le garanzie che invece il genitore cristiano deve richiedere ad una istituzione nata con ben precisi obbiettivi. Innanzitutto: il "professionista" quale preparazione alla fede possiede ? Quale "appartenenza" ha alla vita morale, civile e religiosa della Comunità ?
La moderna psicologia tende a "massificare" troppo l' educazione dei bambini e dei ragazzi, rispettando poco chi è in ritardo o rispetta "altri tempi" nella maturazione psicologica. Chi ha avuto a che fare con psicologi o similari sa che per valutare i comportamenti dei ragazzi ci si basa sulla media ad una certa età che è "in un certo modo", quindi "tutti" devono essere così per la maggior parte degli psicologi !
L' educatore professionista difficilmente è tenuto a prestare attenzione agli ultimi, ai più deboli, a quelli "un po' in ritardo", rischiando di fare guai e di "animare bene" solo chi sta nella media !
Non mi sembra che questo si abbia molto a che fare con i valori cristiani, quindi qualsiasi divisione tra bravi e "meno bravi" è da evitare in un Oratorio !
L' attenzione di un educatore deve essere rivolta a chi non è "all' altezza" a chi fatica a socializzare, a chi non sa giocare, a chi non capisce subito cosa deve fare.
Purtroppo in molte Parrocchie in "crisi di identità", personaggi anche se legittimamente, si offrono per "dare una mano" agendo in modo confuso e approssimativo, spesso per affermazione personale o per seguire i figli, privi di una specifica preparazione rischiano di rovinare irrimediabilmente anche ciò che di buono è stato costruito in passato.

"in ricordo di Z.F."
Giugno 2003


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