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06/11/2005
Comune di Ballabio
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FESTEGGIATO IL 4 NOVEMBRE
Domenica 6 Novembre al Cippo dei Caduti

Festeggiato Domenica 6 Novembre 2005 a Ballabio il 4 Novembre. Con una cerimonia, presenti il Sindaco Luca Goretti e le autorità, svoltasi nella Parrocchiale BVA è stato ricordato il sacrificio dei caduti di tutte le guerre. Breve ma significativo il ricordo al monumento ai Caduti di Via Confalonieri. Riportiamo dal Sito Comunale il discorso del Sindaco Goretti:
Porgo un saluto a tutti i presenti che hanno voluto aderire all’invito dell’Amministrazione Comunale dimostrando in tal modo sensibilità sincera, un saluto particolare ai rappresentanti delle forze armate, al Parroco Don Achille, a Don Luigi, ai presidenti delle Associazioni, al Corpo Musicale Risveglio e al coro Vous de la Valgranda.
Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi nel mondo ci sono stati 27 milioni di morti e 35 milioni di profughi per guerre.
A tutto oggi nel mondo sono in corso 28 conflitti che hanno causato 5 milioni di morti e i migliaia di morti causati dalla folle cattiveria dei terroristi.
Numeri impressionanti, sconvolgenti. Ma i numeri sono freddi. Sì, ci danno l’idea di una situazione ma non hanno anima, forse non riescono a rappresentare veramente cosa vuol dire la parola guerra.
Uno dei caduti che sono ricordati qui sul monumento è Invernizzi Abramo.
Nato a Ballabio nel 1922 è partito per la campagna di Russia. Non è più tornato. Aveva 32 anni, quando è morto. Morto a migliaia di chilometri da casa. Quando è morto ha lasciato vedova la moglie e reso orfani due figli.
Questa è la guerra un giovane strappato alla vita, una donna vedova, due figli che non hanno mai conosciuto il padre e nemmeno un corpo su cui piangere, questa è la guerra.
Una poesia di Tali Sorek, una bambina di 12 anni che ha saputo scrivere di pace in una terra di guerra: il Medio Oriente. La poesia si intitola “Ho dipinto la pace”.
Scrive Tali: “Avevo una scatola di colori brillanti, decisi, vivi. Avevo una scatola di colori, alcuni caldi, altri molto freddi. Non avevo il rosso per il sangue dei feriti. Non avevo il nero per il pianto degli orfani. Non avevo il bianco per le mani e il volto dei morti. Non avevo il giallo per la sabbia ardente, ma avevo l`arancio per la gioia della vita, e il verde per i germogli e i nidi, e il celeste dei chiari cieli splendenti, e il rosa per i sogni e il riposo. Mi sono seduta e ho dipinto la pace”.
Come ha ricordato il presidente Carlo Azeglio Ciampi, quest’anno cade il bicentenario della nascita di Giuseppe Mazzini, uno dei padri fondatori della patria. Fra le numerose intuizioni di Mazzini, troviamo:”…dove non vi è patria, non è vi patto comune al quale possiate richiamarvi; regna solo l’egoismo degli interessi…”
Questa frase racchiude il senso dell’esistenza delle nostre istituzioni, dal comune fino alla Nazione. La capacità di frenare il nostro naturale istinto egoista e di far spazio ai sentimenti di appartenenza alla comunità possono portare ricchezza per tutti. Limitando il nostro egoismo, possiamo far venir meno quella voglia di isolarci di pensare che da soli si sta comunque bene.
Una frase del nostro inno nazionale ricorda la situazione degli stati pre-unitari; essi erano terra di conquista e derisi dalle altre nazioni.
L’unità è un valore fondamentale del nostro patto di convivenza. Sorretti dal nostro orgoglio di essere italiani, europei e cittadini del mondo, la nostra unione d’intenti e il nostro operare insieme consentiranno il progresso del nostro paese e della nostra nazione, dell’umanità tutta.

Luca Goretti
[ Nella foto le autorità presenti nella Parrocchiale BVA ]


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